23 agosto 2020

Ad un certo punto mi è venuta sete.
Per giorni il sacro mi doleva. L’insoddisfazione dell’anima si manifestava pungente, impedendomi il passo.
Così sono tornato in cerca di sorgenti…

Un piccolo scricciolo viene, con incredibile fiducia, a beccare nel mio piatto briciole di torta alle noci.
Ci guardiamo negli occhi,  è  a un cubito dalla mia bocca.
Smetto quasi di respirare, resto immobile, perché  desidero che resti ancora, oltre questi dilatati secondi (una ventina) che viviamo insieme.

Un moto di frizzante  stupore diffonde dalla cima del cranio.

Un rumore, secco quanto breve, spaventa la passerotta che vola via, in un  verticale frullio di bellezza.

Confesso, la colazione al Bistrot di Villa Pamphili è stata gradevolissima.  Mi aspetto ora, dopo giorni, di camminare più speditamente verso casa. Va tutto bene  mi dico, se non fosse per quegli occhi scavati dalla fame, che restano impressi nella mia anima, dolorosamente.

Che c’è da fare?

Quattro domande in cerca di risposte

A cavallo del capodanno cinese 2020, si è verificato un picco di mortalità per patologie respiratorie nella città cinese di Wuhan, dove vivono 11 milioni di persone. L’evento è stato gestito con relativa efficacia in Cina e in oriente, ma sta avendo una ricaduta straordinaria sul mondo occidentale.Un aspetto che non si può non cogliere riguarda il fatto che l’evento in questione, è stato accompagnato da una notevole “infodemia”, della quale riconosco essere stato afflitto anch’io.
Tra la fine di gennaio e i primi di marzo ho dedicato un numero imprecisato di ore nella lettura di articoli scientifici, segnalati da virologi d’ogni parte del mondo, apparentemente affidabili, ed ho cercato di capire quali nuovi pericoli minacciavano la salute dell’umanità, contribuendo in tal modo ad allertare molti colleghi sul rischio di una pandemia, che è poi stata effettivamente dichiarata dall’OMS.
Tuttavia, continuando a studiare i dati emergenti ho maturato via via un convincimento, divergente da quello del mainstream, che consiste nel considerare innocente il SARS-CoV-2 dei danni che gli sono affibbiati, fino a prova contraria. E mi sono messo pertanto alla ricerca di una prova che mi faccia ricredere, ma fino ad ora ho fallito.
Ho il sospetto invece che il mondo iperconnesso nel quale viviamo, e che permette una diffusione al grande pubblico in tempo reale e senza quasi barriere, di quanto viene elaborato in ambito scientifico, sia l’ideale per la manifestazione di notizie alterate, veicolate da giornali, televisioni, social network, virologi in cerca di notorietà. La probabilità che ciò avvenga è a parer mia niente affatto trascurabile e tale da non suscitare stupore se ne dovesse risultare un allarme generalizzato, tale da alimentare e diffondere paura, se non paranoia.

La diffusione di un allarme del genere, se relativo ad una nuova malattia, non sarebbe in grado di produrre un impatto significativo sul tipo di misure adottate dai singoli governi? Tale impatto non sarebbe variabile in relazione allo stato di tranquillità, solidità e sicurezza preesistente nei diversi Stati? Nei paesi nei quali minore é il prestigio e l’indipendenza delle istituzioni scientifiche, non si realizzerebbero forse i danni maggiori?

Ma questa è solo una parte del problema. Non ci sarebbe forse anche spazio, nelle condizioni emergenziali, per attori privi di scrupoli per affermare i propri interessi? Ma essendo io più interessato all’ambito sanitario, mi sento di porre alcune domande specifiche su di esso:

Alla luce del comportamento tenuto dall’OMS:

1) Le pratiche correntemente impiegate per dare nome ad una nuova malattia infettiva, sono da considerarsi sufficientemente valide ?

2) La gestione di una emergenza sanitaria da parte della protezione civile, che preveda il conteggio quotidiano publico “in real time” dei soggetti deceduti è cosa seria o non invece un amplificatore di panico collettivo?

3) A quale pregiudizio percettivo nei confronti di COVID-19 abbiamo assistito in questi mesi nel mondo politico, nei media e nel pubblico? E quali cause lo hanno alimentato?

4) E’ stato presente, in questi mesi, nei confronti di COVID-19, un pregiudizio cognitivo in ambito scientifico?

Ecco, se ci si volesse cimentare nel cercare risposte a questo tipo di domande, con maggiore impegno della forsennata opera di scrittura di sempre nuove ordinanze e di esecuzione crescente di tamponi, avremmo forse qualche strumento in più per uscire dall’emergenza economica, politica ed antropologica nella quale oggi 23 aprile 2020, il nostro amato Paese, si trova precipitato.

Buona Festa di Liberazione.

Tecnica mnemonica Basta un lieve profumo di …

Tecnica mnemonica.

Basta un lieve profumo di “realtà” per ricordare un’intera città.

Esempio: un uomo va al mercato. Sua moglie gli ha chiesto di comprare:
a) zucchine
b) patate
c) cappuccina
d) sedano
e) banane

Come fa il nobiluomo a ricordarsene?

Non so quale metodo impiegate voi, quanto a me procedo nel modo seguente:

step n.1 – trasformo gli oggetti da ricordare in sillabe : ZU – PA – CA- SE- BA;
step n.2 – dò significato alla serie di sillabe, come di seguito: “zuppa” “case ” “bari”
step n.3 – l’ultimo passaggio consiste in un salto psico-emozionale e sensoriale : immagino l’odore della zuppa che sale dalle case di una via della città di Bari.

Ne sento salire l’odore fino all’ippocampo, indovarsi nella memoria più profonda e lì restare finchè non ci sarà bisogno di recuperarla.

Provate anche voi, funziona.

In un giorno festoso di fine inverno ricordo…

In un giorno festoso di fine inverno, ricordo strofinavamo sulla pietra dura la mandorla racchiusa nel suo guscio, fino a consumarla nel centro panciuto (omphalos), da entrambi i lati. Dopo averne estratto il seme amaro, il guscio divieniva un fischietto da tenere tra le labbra e i denti, per noi bambini festosi.

Trapassato, da parte a parte, il piccolo strumento risuona del suo vuoto, intorno al respiro che l’attraversa, in entrambe le direzioni. Solo il pensarci mi rinnova ricordi e promesse, ogni volta dimenticate, riguardo al tempo che resta.

Mi ha colpito, a fine estate, vedere i mandorli spogli, con i loro frutti appesi, come dolori antichi.

Come immaginare un’altra primavera?

È mia radicata convinzione che la funzione della…

È mia radicata convinzione che la funzione della coscienza sia quella di far sì che il vivere umano si conformi all’armonia dell’intera Creazione, stabilendo per ogni singolo individuo un ritmo vitale unico, uniforme e universale, così da dare senso all’esistenza di ognuno. Unico, sul piano della realizzazione del progetto umano individuale, uniforme, per quanto attiene all’espressione dei parametri vitali (ritmo cardiaco, respiratorio e cerebrale), universale, nell’adesione ai bisogni evolutivi della specie e dell’ambiente nel quale ci è stato dato di nascere.

Ne discende che una buona coscienza, a parer mio, risulta essere elemento primario per il manifestarsi di un autentico stato di buona salute. E che ogni scelta che porti a sostenere il mantenimento di una buona coscienza porta di per sé anche uno stato di salute sul piano fisico, psichico e spirituale.

Da questa premessa è facile comprendere perché il 27 marzo 2020, alle ore 16.30, ero in piazza San Pietro, nonostante non avessi ricevuto alcun invito, pubblico o personale ad esserci. La necessità spirituale che mi ci aveva portato era naturalmente emersa da un bisogno profondo che mi spingeva ad essere là dove il mio cuore desiderava/poteva/doveva essere. La’ dove un uomo ‘solo’ di lì a poco, avrebbe fatto comprendere al mondo intero quanto dolorosa potesse essere la solitudine dello Spirito.

Pioveva, ma ero fermamente, intenzionato a restare lì, in preghiera personale, in compagnia dei Salmi, in attesa dell’arrivo del Papa e della sua benedizione dal vivo. Purtroppo l’interpretazione della Legge da parte della Polizia di Stato è stata del tutto differente: mi hanno dapprima multato (in quanto i DPCM Conte, a loro dire, non prevedono, tra le giustificazioni  agli spostamenti le necessità spirituali), quindi fermato, con modi bruschi (ammanettato), ai quali non era possibile resistere, pur volendo con tutto me stesso, e pacificamente s’intende, continuare a restare dove mi trovavo. Infine mi hanno spinto in una macchina e portato in guardina, al più vicino commissariato, dove sono stato tenuto fino alla fine della celebrazione del Papa. Alle 20.00 mi hanno finalmente rilasciato, con una denuncia per l’ipotesi di reato di cui agli artt 337 e 650 C.P.(!)

Concludendo, il 27 marzo 2020, alle ore 17.30 circa, in una Piazza San Pietro, all’apparenza deserta di anime, ma piena di poliziotti, sul territorio dello Stato della Repubblica Italiana, mi è stato impedito, con l’impiego preordinato di una forza non necessaria ( non costituendo io pericolo né per me, né per altri) l’esercizio di un diritto costituzionale e cosa ancor più grave, mi è stata negata la possibilità di non lasciare solo sua Santità, nell’ora più dura, per Lui.

dicembre 2008 Nell’arco di un paio d’anni ho…

dicembre 2008.

Nell’arco di un paio d’anni ho preso buona confidenza con la forma degli haiku e ne ho scritti a sufficienza, tanto da aver voglia di mutar genere. L’estrema sintesi poetica alla quale si viene costretti rischia di strangolare parte del sentimento e della libertà espressiva. Per altro verso lo scrivere haiku ha fatto si che entrassi in relazione più intima con la natura,  familiarizzando con il qui ed ora. Ecco, ora ho bisogno di tornare a parlare del mio sangue, della passione autentica che mi scalda il cuore.

Fëdor Michajlovič Dostoevski mi travolge. Le sue lettere sono così  intrise di verità, il suo pensiero così netto, convincente, compiuto, da disarmarmi. Concordo sull’assunto che l’uomo é mistero, e il viverlo in verità mi sembra l’unica via [degna di essere percorsa ] possibile.

La pratica quotidiana di consapevolezza mi richiama a questo impegno, sebbene non mi senta quasi mai all’altezza del compito. L’intenzione c’é ed é radicata e forte nel mio essere fin da bambino. Nel vederla riaffiorare provo la sensazione viva dell’assetato che si accosta all’acqua sorgiva. Poi mi capita di riaffondare nelle sabbie fangose della sopravvivenza.

Mi chiedo cosa so veramente dei fiori dei ciliegi.

In ricordo di Enzo Baldoni

In ricordo di Enzo Baldoni.

Quali sono le radici della violenza?
Andando avanti nella vita, mi riesce meglio di intravedere il sentiero verso il quale ci si incammina, con paura o fiducia. Ovunque scorgo segni di creature viventi, duramente impegnate a sopravvivere.
Talvolta mi sorprendo a pensare che anchela violenza é parte della nostra natura. Anche della mia.
Naturalmente vorrei strapparmela di dosso, ma ogni tentativo mi lascia sanguinante ed estraneo.
Ogni respiro umano é impastato di atavica violenza, quella stessa violenza di primordiale istinto che, scollinando i millenni, ci ha portato con successo fin qui. E ora?

Enzo Baldoni fu raggiunto dalla morte in una terra di confine, nel 2004, in una sfida personale, pienamente umana, alla guerra. Il solo fatto di essere lì dove si trovava ne fa un martire dell’Umanità, un testimone della libertà, che ciascuno di noi ha sempre, di scegliere di restare umani, sempre.

Perché Dio non ha creato un universo senza violenza? Non oso rispondere. Forse per darci una possibilità in più di sopravvivere? O per accorrere in difesa dei nostri cari?

Abbandonati alla vita, con fatica ricostruiamo il senso della nostra storia, fino a poterla raccontare.
Oggi il mio ricordo va ad Enzo Baldoni. Martire dell’umanità in tempi di guerra.
Buona Vita a lui.

21.04.2010 In un negozietto di Libri usati…

21.04.2010

In un negozietto di “Libri” usati, rari ed antichi, faccio scorte di filosofia: Husserl E. “La filosofia come scienza rigorosa” e “Meditazioni cartesiane” “Discorsi parigini”, quindi Foucault M. “Storia della follia” ed il numero di ‘Paradigmi’ su ‘Il cammino filosofico di Hans-Georg Gadamer.

2.1.2002 Le stanze sono fredde Seduto le gambe…

2.1.2002

Le stanze sono fredde. Seduto, le gambe si intorpidiscono fino a far male. Le smuovo in cerca di sollievo. Mi capita di riflettere sulla vergogna e sul senso di colpa. Parti luminose e ombrose del nostro modo di essere che stentano ad essere accettate semplicemente per quel che sono: transitorie espressioni.

Seduto, respiro. Deposito. Irrequietezza. Vorrei di già essere limpido, vedere chiaramente e pacificamente intorno a me. Muovermi attento e vivo, in ogni passo presente. Si tratta di un’aspirazione che sfiora il desiderio di ottenere uno stato di ‘speciale benessere’. Da quando ho smesso di parlare ho un’urgente necessità di scrivere.

Diario

31 dicembre 2019

Visita al sito archeologico di Nora. Città romana dalle quattro terme, sviluppata sulle fondamenta dell’antico insediamento fenicio/punico del VIII-VI secolo avanti Cristo, sull’incantevole promontorio che si spinge a sud-ovest, in un mare festoso, d’azzurro vivo. Sul lastricato di basalto disposto in buon ordine dai Romani s’aprono le soglie d’antiche botteghe, s’intravedono resti di grandi anfore per vettovaglie, s’ode ancora il suono del trafficare dei carretti che risalgono dal porto, nella curiosità vociante dei ragazzi dell’insula. Alcide sta uscendo dalle terme di Levante, lindo e profumato, avvolto dalla candida toga e si avvia verso il Teatro dove troverà ad attenderlo il mite Euforbio.

Diario

Oltre gli olmi fioriti, inoltrandosi a Nord Est, giusto ai piedi di una famiglia di lecci, sta un mandorlo in fiore. Vi sono giunto a sprezzo della stretta e lunga via che vi conduce.

In amicizia ho appreso che la compassione sgorga da un cuore ferito dal dolore dell’altro.

La poiana volava bassa quando me ne andai. Anche un passero venne a farsi rimirare, nell’ultimo sole.

11 marzo 2020 Che sta succedendo Neppure nei…

11 marzo 2020.
Che sta succedendo? Neppure nei periodi più neri dell’umanità si erano cancellati i funerali. Perchè? Non morirà più nessuno? Tutti eterni? Andiamo bene!
Ci sono poche centinaia di casi di morte naturale in un mese e bloccano tutto. Coprifuoco, autocertificazioni, file ai supermercati. Con la spagnola morivano 250 persone per 100.000 abitanti e tutto andava come prima.
Come siamo ridotti. Un popolo di cagasotti, governato da azzeccagarbugli di serie B che decretano ogni giorno senza cervello, rispetto ad un rischio trascurabile.
Tra un po’ ci vorrà il permesso pure per andare al cesso. Belli, belli noi, zitti e mosca e intanto? Chi ha un’idea? Si faccia avanti. L’Italia, cioè i tuoi figli, tua moglie, tuo marito, i tuoi genitori, i tuoi nonni, i tuoi amici, i parenti tutti, l’umanità intera, per quello che so, ha bisogno di te. Daje.
Restiamo umani.

Comincio la mia passeggiata serale. Non so quanto tempo passerò in strada. Sto passeggiando non per comprovate esigenze lavorative, non per situazioni di necessità, non per motivi di salute, né per rientrare presso la mia residenza. Lo sto facendo perché così mi garba. È un mio diritto. Ringrazio le generazioni che prima di me lo hanno difeso con il sangue. Non intendo rinunciarci. Ho con me il cellulare. Sono rintracciabile. Venite pure ad arrestarmi.

Diario

A fine estate, il piede ristabilito, mi è finalmente possibile nuotare.
Nuoto al mattino presto, in acque trasparenti, con gratitudine, a filo d’acqua, fino alla boa bianca, come d’abitudine. Nel tempo d’agosto ho avuto modo di riconsiderare ogni cosa lasciata andare per il verso sbagliato, ritrovando una condizione di pace interiore e fiducia nella pratica.
Tanto è l’impegno e la risolutezza che metto in essa da bastarmi quasi il solo respirare. Il tornare a quell’intimo, grato respiro di vita. Quasi che le mie narici di creta ricevessero istante per istante il soffio che mi anima.

Siamo rimasti qualche ora in riva al mare…

Siamo rimasti qualche ora in riva al mare, in ascolto dell’incessante rimescolio dell’onda, del fitto ordito di parole, delle voci giovani e allegre che saltellano nell’acqua. Siamo rimasti fino a che non si è spento il colore della sabbia e si è raccolta in un solo raggio l’ultima luce.
Un aereo solca il cielo d’occidente e dinanzi ad un perfetto sole rosso giapponese, s’invola verso nord.
Le dune hanno un aspetto ragguardevole, delicato e al tempo stesso ispido di arbusti .
Brontola intanto lo stomaco, alle prese di un fritto di calamari, gamberetti e moscardini.

CONTROCORRENTE Con mente naturale rilassata e consapevole vado…

CONTROCORRENTE

Con mente naturale, rilassata e consapevole, vado incontro all’istante che viene.

IL PRESENTE UNA PORTA SULLA VITA C’é nell’aria…

IL PRESENTE: UNA PORTA SULLA VITA.

C’é nell’aria già odore di mimosa o è solo nel mio ricordo, che torna?
Lo spazio immaginativo si riempie di un giallo intenso. Che sta succedendo?
Se il presente è un varco sulla vita, l’immaginazione è un veicolo per muoversi attraverso di esso.
Dinanzi ad ogni istante che viene sta la possibilità di farsi trovare in fiduciosa presenza, con mente naturale, rilassata e consapevole. Sta la possibilità di operare una scelta, di aprire la Porta (senza porta) che conduce su un nuovo percorso interrelato con la storia della nostra specie. E forse non solo.
Sta la possibilità di percepire un senso più pieno dell’esistere, impregnato dell’attenzione dei poeti.
Il presente é una porta sulla Vita. Il più delle volte resta chiusa, talvolta la fiducia,oppure la forza dell’istinto, fa sì che si apra, pemettendoci di assaporare la meraviglia di un universo multidimensionale,
dove le nostre azioni sono semplici punti di un disegno che non ci è dato conoscere, ma della natura vivente del quale siamo parte, nel bene e nel male. La storia dell’umanità si tesse sulle trame delicate dello spirito, che essa custodisce, come una profonda sorgente d’acqua pura.
Occorre ricordarsi, ogni tanto, di bere.